eyJpdCI6IkxpYnJvIFwiQ2hpIHNpIGZlcm1hIOggZXZvbHV0b1wiIn0=

CONOSCIAMOCI

info@brunovollaro.it

+393385638862

Chi si ferma è evoluto

In un mondo che ti vuole sempre di corsa,

tu scendi alla prossima fermata

                            Prefazione

Sono un Mental Coach, in italiano, sono un Allenatore Mentale. Aiuto le persone a sviluppare il loro massimo potenziale. Nel quotidiano, tutti sanno che qualsiasi performance si debba svolgere, da un lavoro ad uno sport, quello che conta è che “tu ci sia con la testa”. Ecco, qui intervengo io, mettendo le persone nella miglior condizione possibile per affrontare qualsiasi evento, in modo ottimale. Questo libro nasce dal desiderio di condensare il mondo della crescita personale e renderla fruibile per tutti. Ho evitato tecnicismi eccessivi, proprio per questo. Il testo non vuole sostituire corsi di formazione o sessioni di Coaching. Lo scopo è quello di iniziare più persone possibili al mondo del Coaching. I contenuti si susseguono rapidamente, non ci sono frasi superflue che “allunghino il brodo” e ti suggerisco di leggerlo lentamente. Applica gli strumenti che troverai in questo percorso e, solo quando avrai svolto gli esercizi, riprendi la lettura. Non basta apprendere le informazioni, è indispensabile applicare ciò che leggi al fine di fare davvero tuoi i contenuti. Il titolo del libro smonta il detto popolare “Chi si ferma è perduto”, perché chi sceglie questo libro non ama la mediocrità, bensì anela all’eccellenza. In un mondo che vuole tenerti ovattato, la velocità è il metodo migliore per non avere il tempo di fermarti e porti le domande esistenziali, che hanno fatto la storia dei filosofi antichi:

“Dove voglio vivere”?

 Con chi”?

 Facendo cosa”?

Chi sono io”?

 Perché sono qui”?


                                             Buona lettura!


 

 

INDICE

Cap 1: L’imperfezione, Dio e il suo Universo.

Cap 2: E poi arrivi TU, la coscienza dal sé. 

Cap 3: La cosa si fa difficile, arrivano GLI ALTRI.

Cap 4: Livello estremo, ci tocca interagire.

Cap 5: Ora che ci capiamo, diamoci un obiettivo.

Cap 6: Ops, abbiamo scherzato, gli obiettivi cambiano, manteniamo la direzione.

Cap 7: Ma che davvero? Ora ci sono altri, altri?.

Cap 8: La perfezione, il ritorno alla Madre.

                            CAPITOLO1

L'imperfezione, Dio e il suo Universo

-“Per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi”- Stephen Hawking

Ti trovi sospeso nel nulla, non percepisci il vuoto che ti circonda, non conosci né la luce né il suono, non sai cos'è l'odore tantomeno il gusto, puro spirito, l'universo ancora deve nascere, tutto è nulla, ed il nulla riempie tutto. Non esiste l'arte o la politica, non v'è religione, neanche le partite di calcio!
Non c'è ossigeno per respirare, e tu non hai polmoni per trasformarlo in energia, non hai occhi per percepire la luce, nemmeno se ci fosse, il silenzio non fa nemmeno quel ronzio che sentiresti quando la sera ti metti a letto, perché non esiste giorno, ne sera, figuriamoci un letto.
Non hai un peso, né un volume, sei più rarefatto dell'etere, non provi sentimenti, non hai l'amigdala, niente paura, e poi paura di cosa? Non esiste ancora nulla. Non sei felice, anche se avessi buoni motivi per esserlo. Niente diete e niente palestre.
Non hai merce di scambio, perché non c'è nulla da poter scambiare, niente astuccetto di pelle per mettere pezzi di carta per comprare le cose, tutto ti appartiene già, sei parte di tutto, e poi non ci sono alberi da cui ricavare la carta, né zecche di stato, né zecche animali, né avvocati e notai in giacca e cravatta.
Non hai un abbigliamento, né epidermide da coprire, non puoi apparire né sembrare, puoi solo essere, cosa poi? Puro spirito? Esiste uno spirito senza un Universo?
Ad un tratto un gran fragore, ma tu non puoi sentirlo, da una massa enorme, concentrata in una pallina di tennis vagante nello spazio, una piccola singolarità, una imperfezione, innesca un gran casino, una luce accecante. Non hai le mani per coprirti, ma nemmeno gl'occhi per guardare, quindi puoi solo immaginarlo, un'esplosione che non è definibile, moltiplicando tutte le bombe atomiche del mondo, tutta l'energia dell'universo, concentrata in un solo punto, ad un tratto viene irradiata in ogni direzione con una violenza mai vista prima, né replicata poi.
Come una infinita aurora boreale, danze di gas si propagano all'infinito, colori meravigliosi, dal viola al giallo, dal rosso al blu, l'ideale per uno screen-saver di un computer, se solo non fosse stato inventato quattordici miliardi di anni dopo, millennio più millennio meno.
E' nato l'universo, così come lo immagini oggi, quei gas mano a mano si raffreddano e prendono la forma degli oggetti astrali, li chiamerai poi stelle, pianeti e buchi neri. Per un periodo li adorerai, letteralmente. I tuoi simili, mettendo il naso all'insù, guarderanno l'arcata celeste ed utilizzeranno quelle figure per benedire i raccolti, far fiorire i campi, scoprire l'andamento vincente o perdente di una battaglia.
Ma torna alla singolarità, se vuoi, un difetto, in natura tutto tende all'omeostasi, all'equilibrio dei sistemi. Tutto quello che conosci oggi, esiste grazie ad un difetto? Dovremmo quindi adorare i difetti, piuttosto che volerli correggere? Se il tuo universo fosse stato perfetto, saresti ancora nel nulla e non lo sapresti in quanto, non esistendo, non avresti una coscienza… la coscienza, cos'è la coscienza? La capacità di vivere sapendo che morirai? O la possibilità di percepire il tempo? Tutto questo per stare alla finestra, aspettando il corriere che ti consegni l'ultima cianfrusaglia che finirà nella scatola delle cianfrusaglie con l'etichetta delle cianfrusaglie?
Le etichette, quattordici miliardi di anni per poter decidere se qualcosa è bello o brutto, buono o cattivo, giudicare se i figli di quella palla di tennis siano giusti o sbagliati.
La perfezione dell'imperfezione, senza i tuoi sensi, potresti percepire molto più di così. Quei sensi che sembrano darti la possibilità di vivere sono invece dei filtri che, nelle loro maglie, ti fanno perdere l'essenza del Tutto…come le “pellecchie” dell'arancia quando fai la spremuta, l'acqua passa e ti perdi le vitamine, i minerali contenuti nelle membrane del frutto; è risaputo che, chi viene privato di alcuni sensi, ne sviluppa altri, come un tale Juan Ruiz, ragazzo californiano che, privo del senso della vista, ha ideato una tecnica che imita l'eco-localizzazione dei pipistrelli e dei delfini quando sono nelle profondità del mare e, con uno schiocco di lingua sotto al palato, ha imparato a recepire il "ritorno" o "eco" e riesce ad orientarsi in base a questo.
Nello spazio infinito non ha valore ascoltare, un senso che sulla terra non sarebbe scambiabile con tutti i soldi del mondo, nello spazio non avrebbe senso e né Bach, né Beethoven avrebbero avuto fortuna se non fosse esistita l'aria che, spostandosi, fa vibrare quegli ossicini che sono nel tuo orecchio, facendoti percepire i suoni.
Quanti insulti ti saresti risparmiato? Quante ramanzine? Solo l'ascolto dei tuoi pensieri che chissà se sono meglio di quegli insulti e di quelle ramanzine. Ti saresti anche perso il cinguettio degli uccelli, lo scrosciare delle cascate e tutte le onomatopeiche che esistono.
Andiamo per gradi, ormai le superfici dei pianeti sono ricoperti da una crosta più o meno fredda, più o meno densa e le galassie si sono formate. Al loro interno i sistemi si sono stabilizzati attorno alle rispettive stelle.
Ce n'è uno in particolare, un pò sfigatello, ai confini dell'universo, che ha una stella neanche tanto grande e otto pianeti (per me Plutone non sarà mai retrocesso a pianeta nano) quindi nove, di cui uno piccolo e molto carino, di colore azzurro e verde, colori questi, che saranno decisi solo quando il primo occhio potrà osservarlo e quindi etichettarlo per genere e colore.
La sua peculiarità è che per una serie di cause ancora non ben note che diremo casuali, è più fertile di una femmina di riccio in calore e può ospitare più piante ed animali dell'arca di Noè, costruita miliardi di anni dopo. Se non fosse che, dopo il primo giorno di navigazione, la coppia di leoni avrebbe sbranato le giraffe prima e Noè poi.
Che quel pianeta sia l'unico ad ospitare la vita, converrai, è assai improbabile per tutto quello detto prima, eppure, ti sorprenderà che i suoi abitanti hanno pensato di essere soli per molto molto tempo.
Ricapitolando, tutto l'universo conosciuto compresso alle dimensioni di una palla da tennis, ancora non lo sai, perché ancora non sei nato, eppure le tue unghie, la tua mano, perfino i capelli che hai lasciato in terra sul pavimento del parrucchiere erano fuse lì, insieme alle stelle, alla luna, ai dinosauri e alle cellule che ora compongono la regina Elisabetta (nemmeno lei era ancora nata, forse).
Riesci ad immaginare che gli atomi che compongono le tue cellule, prima appartenevano all'universo fuso in così poco spazio?
Ad un tratto, come in un pavimento sparso di biglie perfettamente allineate e distanziate tra loro, una  scivola su quell'unica imperfezione del pavimento toccando quella vicina e scatenando un effetto domino che ha generato il tutto, così come lo immagini ora.
Quanti crucci ti fai ogni giorno perché vorresti essere più alto, più magro, più ricco, più figo? Quante volte vestendoti, non sei riuscito a trovare quell'abito che ti facesse sentire a tuo agio, quello stesso abito che ti sembrava bellissimo una settimana prima, quello stesso tessuto che è appartenuto anch'egli alla creazione, creazione che viene attribuita ad un Dio, un essere che, se esistesse, doveva essere fuso anch'egli in quella sfera con una massa pressocché infinita.
Il tempo ancora non esiste, nulla è in anticipo e nulla è in ritardo…il nulla è ancora tutto quello che è.